Nell’avvicinarci all’esperienza della Leadership, a tutti i livelli e in tutti i contesti (business, comunità, istituzioni, famiglia), e volendo esplorare con coraggio che cosa c’è “sotto”, ci sono alcune domande dalle quali possiamo lasciarci provocare.
Potrebbero essere:
- Quand’è che vivo in pienezza il mio essere qui?
- Che qualità ho bisogno di coltivare se volessi fare esperienza in pienezza della mia umanità?
- Dove comincia il percorso? Il percorso ha una fine, un traguardo?
- Che cosa definisce il contesto in cui mi trovo? Com’è che mi trovo proprio qui?
- Ma occorre davvero cercare? Oppure lasciarsi trovare? O entrambe le cose? O nessuna delle due?
- E mentre mi trovo in questo mio tempo e mio spazio, dove è rivolta la mia attenzione?
- Di che cosa ho bisogno per capire? Per capire davvero, a fondo?
- Chi e che cosa mi dà energia? Chi e che cosa me ne toglie?
- Chi c’è intorno a me e chi c’è in questo viaggio insieme a me? Com’è che mi trovo qui con costoro?
- Che cosa ho imparato con loro? Che cosa sto imparando? Che cosa voglio imparare? Che cosa stiamo imparando? Che cosa vogliamo imparare, insieme?
- Che cosa dà sostegno al nostro essere qui insieme? Di che cosa abbiamo bisogno per rafforzare questo sostegno?
- E una volta capito e fatto tutto ciò, che cos’è che consideriamo davvero essenziale? E che cosa non lo è, così che abbiamo l’opzione di poterlo abbandonare?
Domande generative
Anche solo a leggerle, queste domande, potrebbero venire i brividi e per certi versi si vorrebbe non aver neanche cominciato.
Non conta la sequenza, né che si leggano tutte, né che si leggano proprio queste.
Ciascuno di noi, in un dato momento e in un dato contesto della vita, ha la possibilità di aprire un varco nella propria coscienza.
Di solito questo avviene attraverso una domanda della quale possiamo dire “Ecco, è quella”. Quella che si sente come “vera”, che penetra, scava e trasforma: la domanda che ha “potere” di trasformare.
E, se ci pensiamo, il modo con cui formuliamo le domande dà forma alla nostra percezione di ciò che chiamiamo realtà, come fossero una torcia che spara il suo fascio in una certa direzione. E questo potrebbe farci per un momento dimenticare che anche ciò che è rimasto al buio “esiste”, ma la nostra attenzione non è lì.
La percezione del mondo nella saggezza del corpo
A quelle domande, dopotutto, non è necessario rispondere… Anche perché potremmo scoprire che non esistono risposte o che esistono risposte multiple a quelle domande.
Ho l’impressione che la parte più interessante non siano le risposte che la nostra mente può cercare di formulare.
La parte più interessante è forse la risposta in termini “fisiologici”, la reazione del corpo e dei sensi, le emozioni che si producono in noi nel momento in cui lasciamo scendere quelle domande in profondità, senza inganno.
E osservare che cosa succede quando stiamo lì con esse per un po’, quando ci autorizziamo a non rifuggirle.
Senza raccontarcela.
Possiamo farne il punto di partenza di conversazioni aperte, autentiche, mosse dall’integrità, esponendoci coraggiosamente alla vulnerabilità dei nostri lati “deboli” (come pensiamo di offrire il meglio di noi stessi senza rischiare che emergano i punti deboli?)
E poi, dopo che ci siamo concessi questo tempo, proviamo a riprendere il tema della Leadership e a vedere se possiamo provare a osservare anch’esso in una prospettiva di Autenticità.
Forse, quando si manifesta la possibilità che qualcuno ri-orienti consapevolmente la percezione del mondo di qualcun altro, lì si crea una opportunità di sperimentare la responsabilità di una leadership autentica.
- Come percepiamo noi stessi.
- Come percepiamo le persone, quelli che chiamiamo “gli altri”.
- Come percepiamo il mondo, quello che chiamiamo “la realtà là fuori”.
Scoprire che non c’è un “là fuori”. Il “là fuori” è nella nostra mente.
E sentirsi al servizio della Realtà
A quel punto, potrebbe succedere che l’idea di “leadership” evapori, svanisca, perda totalmente senso.
Delfino Corti è Senior consultant e facilitator. Lo puoi contattare qui.