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Conversazioni che connettono - Il potere delle Intenzioni

una città dall'alto connessioni
Published: March 4, 2024
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(leggi la prima parte dell'articolo qui)

L’Intenzione guida l’Attenzione

E’ ora di esplorare un po’ meglio che cosa intendiamo per Intenzione.

Possiamo scomodare l’etimologia per scoprire che la parola Intenzione deriva dal Latino “intentio”, che a sua volta deriva dal verbo “intendere”. (Quanto siamo fortunati ad avere il pozzo dell’etimologia a cui attingere di tanto in tanto per trovare ristoro e ispirazione!). In latino, “intentio” significa “tensione”, “attenzione”, “direzione” o “scopo”. Il verbo “intendere” ha il significato di “tendere verso”, “avvicinarsi a”, “prestare attenzione” o “volgere l’attenzione a”. Quindi, l’etimologia della parola “intenzione” suggerisce l’idea di una direzione o uno scopo verso cui qualcuno sta tendendo o focalizzando la propria attenzione. Ci sono quindi due dimensioni distinte: c’è l’dea di scopo, di volgere la nostra attenzione a questo momento; e c’è l’idea di distenderla (“tendo” in Latino) nello spazio e nel tempo, come se avessimo una finestra aperta sul futuro e potessimo vedere la nostra Intenzione già manifestata. Una volta una persona mi offrì un’immagine cruda e molto concreta di che cosa sia una Intenzione: “Ecco cos’è l’Intenzione: quando una tigre guarda una gazzella, ciò che la tigre sente è la gazzella dentro il suo stomaco”.

L’Intenzione, dunque, guida l’Attenzione.

Il modo con cui offriamo Attenzione e Ascolto durante una conversazione è guidato dall’Intenzione che abbiamo formulato e condiviso: ci aiuta a navigare nella nostra conversazione quando incontriamo acque turbolente.

E non possiamo fare a meno di notare come “Intenzione” e “In tensione” abbiano le stesse radici: come a ricordarci che ogni qualvolta ci troviamo “in tensione” possiamo riconnetterci con la nostra “Intenzione”.

Fare una conversazione (che non sia una semplice chiacchierata) senza avere una Intenzione chiara è come prendere il largo in mare senza bussola e senza riferimenti. Eppure lo facciamo spessissimo. Capita che non abbiamo neanche l’idea di dove ci piacerebbe che andasse la nostra conversazione. Capita che, mentre ci avventuriamo in conversazioni su temi o in contesti di una certa complessità, anziché essere chiari su ciò che vogliamo, affermare ciò in cui crediamo, scambiarci prospettive e punti di vista, espandere la nostra capacità di comprendere, imparare dalla vita di altre persone, praticare l’ascolto, ci muoviamo un po’ alla cieca e finiamo per inciampare un po’ ovunque. Può capitare che ci perdiamo in pattern ripetitivi, densi e nascosti che vanno dal voler aver ragione e provare che gli altri hanno torto, allo sciorinare la nostra esperienza, assumendo, spesso inconsapevolmente, una posizione di dominio.

Oppure ci incagliamo nel cercare di impressionare gli altri o cerchiamo semplicemente di auto-proteggerci.

Ci troviamo impreparati quando certe emozioni emergono (in noi o in altri), così che le ignoriamo o cerchiamo di sopravvivere al momento, come se fossimo nelle sabbie mobili. Molte delle nostre conversazioni “importanti” risultano spesso sconclusionate, senza scopo e alla fine poco soddisfacenti e molto stancanti. E’ utile avere un punto di riferimento che sia affidabile, una Stella Polare per quando il gioco si fa duro. Quindi, nel nostro lavoro di facilitazione, insistiamo molto che i gruppi con cui lavoriamo sviluppino sempre una Intenzione condivisa per la conversazione che stanno per iniziare. Esplicitare una Intenzione e verificare in che misura può fare da guida alla conversazione non significa trovare convergenza, consenso e accordo su tutto. Al contrario: significa aprirci alla possibilità di esplorare insieme, attraverso la conversazione, delle vie che fanno muovere il gruppo verso scoperte significative, occasioni di apprendimento sia individuale che collettivo, su di sé, sugli altri, sul “tema” (se c’è) della conversazione, sul mondo. Significa essere disposti a mettersi in gioco, in viaggio, utilizzando ciò che sappiamo (o pensiamo di sapere) mettendolo al servizio dell’Intenzione comune e mettendolo da parte (è questo di solito che ci porta alle scoperte più significative) per far posto a nuovi apprendimenti, mentre ci addentriamo in regioni meno note o totalmente sconosciute. Si può arrivare a una Intenzione condivisa anche semplicemente accogliendo l’Invito proposto da qualcuno e decidendo che quello sarà il punto di partenza della conversazione. Entrare in una conversazione così significa credere di essere in un mondo in cui possiamo essere agenti di cambiamento e possiamo lasciarci a nostra volta cambiare. Per far questo, è utile coltivare un’idea di sé che sia morbida abbastanza da poter prendere forme nuove, senza danneggiare gli altri che stanno intorno a noi, ma trovando un reciproco adattamento, come piante che crescono nello stesso bosco. Qualcuno dice che la vita non è altro che un continuo riplasmarsi, un susseguirsi di adattamenti. E questo è grazia.

E quindi, quando si esce da una buona conversazione, non si è gli stessi di prima, si è persone diverse, arricchite di qualcosa che prima non immaginavamo nemmeno. E il frutto di quella conversazione diventa un seme che ci portiamo dentro e appresso DOPO che la conversazione è finita e lo mettiamo a disposizione del mondo. Curare le nostre conversazioni è dunque un modo potente di vivere le trasformazioni e i cambiamenti di cui abbiamo sempre più bisogno e nei quali inesorabilmente saremo sempre più spesso e più profondamente coinvolti: la pandemia, il cambiamento climatico, le guerre, i conflitti sociali, i dibattiti sull’identità di genere, i dialoghi intergenerazionali, temi di giustizia sociale sempre più impellenti e frequenti…

Intenzione: un esempio

Immaginiamo di voler organizzare un laboratorio di esplorazione delle dinamiche di genere e di invitare persone con esperienze, background, inclinazioni e preferenze diverse a partecipare.

Potremmo formulare l’invito dicendo ad esempio:

Ci piacerebbe che lo spazio al quale siete invitate e invitati fosse uno spazio in cui chiunque venga abbia la disponibilità a mettersi in gioco e far crescere il proprio cuore e le proprie capacità di connettersi con gli altri e comunicare, impegnandoci ad essere responsabili per noi stessi e per gli altri.

L’Intenzione che vogliamo proporre è di trasformare le nostre dinamiche inconsce in relazioni che siano liberanti e valorizzanti per ciascuno” In questo esempio, non si chiede di trovare accordi sul tema proposto, di trovare convergenza, di prendere decisioni. Non si propongono “obiettivi” da raggiungere: se dovessero emergere, casomai, potremo verificarne la coerenza con l’Intenzione. Si invita a considerare come faro delle conversazioni questo: trasformare le nostre dinamiche inconsce in relazioni che siano liberanti e valorizzanti per ciascuno. Ovvero disporci a trovare modi creativi, percorsi, spazi per far emergere e dare corpo a questa intenzione. Ogni momento, ogni gesto, ogni parola, ogni silenzio sono occasioni preziose per farlo. L’intenzione è l’aggancio, i principi sono l’approccio, le pratiche sono la modalità. Questa è l’Intenzione, il fiammifero che ci serve per accendere il nostro falò. I principi guida e le pratiche (quelle del Circle sono un esempio) ci forniranno la Struttura della nostra conversazione, ci offriranno lo spunto per capire come cominciare, come procedere, quando fermarci, a che cosa dare attenzione, faranno da ancoraggio all’Intenzione.

Inclusione vuol dire soprattutto chiarezza

Sviluppare e coltivare un’Intenzione impegna la corteccia frontale del nostro cervello, la parte che si ritiene presieda al pensiero, la pianificazione, i processi decisionali. Un’Intenzione coordina i nostri pensieri e le nostre azioni con i nostri obiettivi interni e ci fornice opportunità di focalizzazione molto salutari. E’ la parte del cervello che, secondo Robert Sapolsky, neuroendocrinologo e professore alla Stanford Univesity, “ci fa fare la cosa più difficile quando è la cosa giusta da fare”. Occorre precisare che una Intenzione esplicita e condivisa serve come la membrana di una cellula alla conversazione: definisce la conversazione stabilendo un confine “permeabile” tra dentro e fuori, include quelli che la condividono e fa dire a quelli che non la condividono che forse quella conversazione non è per loro o che per loro non è ancora il momento di farla. E’ importante dire questo proprio in un momento storico in cui stiamo dando molta importanza ed enfasi all’Inclusione. Credo che la tentazione di aprire una conversazione a chiunque voglia partecipare non sia necessariamente l’atto più inclusivo che possiamo fare. Credo sia più inclusivo riconoscere e rispettare le differenze di propositi stabilendo chiarezza rispetto a quanto l’Intenzione sia condivisa e trovare modi creativi per arrivare a questa condivisione: la conversazione avrà al centro la ricerca dell’Intenzione condivisa. Oppure si può prendere atto che per qualcuno quell’Intenzione davvero non è interessante, utile, condivisibile o sufficientemente energizzante. In tal caso, può essere più inclusivo usare questo momento per riconoscere le differenze di prospettiva e di interesse: un Invito è qualcosa che per definizione lascia alle persone la libertà di essere accolto e anche di essere rifiutato.

E’ altamente probabile che Intenzioni confuse e non condivise generino risultati altrettanto confusi o rendano la conversazione molto logorante e frustrante. E’ come improvvisare una vacanza con persone che hanno interessi, desideri e aspettative molto diversi tra loro: trovarsi in ogni momento a discutere che cosa fare e dove andare può essere in questo caso un’esperienza estenuante. E alla fine deludente un po’ per tutti. Con una Intenzione chiara, la condivisione di semplici principi guida e la pratica di alcune modalità (quelle del Circle ne sono un esempio) il gruppo ha una direzione e una modalità di procedere e può evolvere in esperienze creative, inclusive ed energizzanti e nelle quali dalla connessione tra le persone possono emergere prospettive innovative e generative.

Scritto da Delfino Corti, Senior Consultant e Executive Coach Impact Italia

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