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Leadership
Wellbeing & Personal Development

Come e Quando una Crisi Diventa un’Esperienza?

Come e Quando una Crisi Diventa un’Esperienza?
Published: April 8, 2020
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“L’esperienza non è ciò che accade a un uomo: è ciò che un uomo fa con quel che gli accade” (Aldous Huxley)

Il momento è un momento di arresto. Il vissuto di questo momento di sospensione è complesso, ambiguo e contraddittorio. Alcuni sottolineano l’effetto “pausa”, altri lo descrivono come un periodo in cui hanno ancora meno tempo per pensare rispetto a prima.

A tutti è capitato di dire che la condizione difficile in cui ci troviamo può avere almeno un risvolto positivo: la possibilità di concederci più tempo, per riflettere, progettare, ragionare e magari mettere in discussione il modo in cui ci siamo abituati a fare molte cose e la sostenibilità dei nostri “modelli”.

Per il momento, c'è un risveglio delle relazioni - il digitale sta giocando un ruolo importante nel favorire una nuova “vicinanza” - attraverso l'intensificazione degli scambi via web.

Tutto bene? Si, se non ci fosse un po’ l’impressione di una certa inconsapevolezza di stare riproducendo gli stessi automatismi pre-Covid19 come, per esempio, l’ossessione della presenza, quando non addirittura dell’ubiquità, e la rapidità di risposta, diventati ormai la misura della nostra intelligenza e presupposti del nostro successo.

COME E QUANDO UNA CRISI DIVENTA UN’ESPERIENZA?

C’è il rischio di non riuscire a valorizzare questa esperienza di sospensione, di non riuscire a farla diventare una vera esperienza.  In altri termini, di non riuscire, neanche in questa terribile occasione, ad essere altro che l’Ulisse di De Chirico, ne “Il ritorno di Ulisse”, che rema nel salotto di casa sua, di pietra -immutabile-  e con gli abiti -abitudini- di sempre.

ULISSE è l’archetipo dell’intelligenza, dell’intraprendenza, del superamento dei propri limiti, dell’acquisizione di sfidanti traguardi, del coraggio e della resilienza (sventure, naufragi, incanti, ecc.). Ulisse, soprattutto, si muove fisicamente nel mondo. Archetipo del guerriero che misura il proprio valore attraverso gli altri. Moderno e multiforme viene “bacchettato” già da Dante per essere l’emblema di colui che non accetta limiti, neanche quelli ritenuti invalicabili. Ulisse ha del limite l’accezione negativa della mancanza.

Ad Ulisse, come è noto, si contrappone la figura di PENELOPE che, potentissima e strategica nella sua apparente immobilità, da sola, governa Itaca, il tempo e lo spazio. Penelope at-tende, non aspetta perchè ciò che viene aspettato “non dipende da noi”. Aspettare è una condizione passiva perché rende in balia di ciò che si aspetta. L’at-tendere, invece è il “muoversi verso qualcosa”, è un fare attento. Penelope ha del limite l’accezione positiva.

La cultura manageriale, così come l’abbiamo conosciuta, ha da sempre scelto Ulisse; abbiamo però oggi, la grande opportunità di integrare Penelope - il viaggiare con il permanere, la concretezza di una agenda fitta di impegni con il vuoto del tempo e l’impazienza con il governo dell’attesa -, di portare Penelope al rango di Ulisse e di illuminarla ulteriormente mettendola al centro della scena.

Integrare è un atto generativo che ci consente di pervenire ad una consapevolezza come risultato di una scelta intenzionale. Il salto evolutivo che abbiamo l’occasione di fare richiede tutta la nostra attenzione e la nostra disponibilità ad accettare di essere messi veramente alla “prova” e a ricevere da questa le indicazioni di una trasformazione profonda di noi stessi, individualmente e come “sistema”.

La grande lezione, nel trovarci nella situazione di Penelope, potrebbe essere quella di ricordare costantemente a noi stessi, quando saremo di nuovo preda del culto della velocità e dell'urgenza, ciò che avevamo quasi perso:

  • il gusto di vivere nella consapevolezza della nostra vulnerabilità
  • la capacità di prestare attenzione a quanto accade, e ci accade
  • il primato dell’agire, dell’a-tendere, in vista di uno scopo, sul fare
  • il valore della solitudine e della famiglia, nella nostra percezione di successo

“ANDRÀ TUTTO BENE”, è l’augurio che ci ripetiamo, in queste settimane, per confortarci a vicenda, MA POTREBBE ANDARE MEGLIO DI PRIMA SE NON DIMENTICHIAMO PENELOPE, nel cosiddetto Back to work, dove un produttivismo post-crisi è facilmente prevedibile.

COME E QUANDO UNA CRISI DIVENTA UN’ESPERIENZA?

 

Bibliografia:

  1. Esperienza, filosofia e storia di un’idea di Andrea Tagliapietra
  2. La morte dell’agire e il primato del fare nell’età della tecnica di Umberto Galimberti
  3. Contro il niente. ABC dell’impegno di Miguel Benasayag

Stella Privitello - Impact Italia